Vecchi libri ma moderni: “Breve iter”

Tempo di lettura stimato: 10 minuti

Tra le ultime mie manie da insegnante noioso di lettere c’è quella di comprare in rete vecchi libri di latino: il primo è stato il mio amato Fare latino, di Germano Proverbio e Felix Seitz, vero e proprio vangelo per noi adepti del verbo valenziale; poi è venuto il turno di Comprendere e tradurre di Lodovico Griffa, da cui saccheggio i brani su cui impostare le prove di latino (studenti, se state leggendo, procuratevelo!); ultimamente invece un manuale ha colpito la mia attenzione: Breve iter, di Francesco Piazzi, edito da Cappelli e ora fuori stampa. Ho quindi deciso di dedicare un articolo a questo volume, in particolare a quello degli esercizi (il più usato nella pratica di tutti i giorni), per dimostrare come, nonostante sia stato pubblicato più di 20 anni fa, presenti numerosi elementi di interesse, da riutilizzare anche nella didattica del latino del XXI secolo.

Breve iter è un manuale impostato sulla didattica breve, come esplicitato chiaramente dal titolo; Francesco Piazzi è infatti autore del saggio La didattica breve del latino, uscito per l’editore Cappelli a Bologna nel 1993 e di un lessico latino fondamentale edito sempre per Cappelli nel 2002 (versione del francese Vocabulaire du base du Latin, ARELAB, Besançon 1984). Cosa si intende però con didattica breve? E’ bene chiarirlo per i lettori non specialistici. La didattica breve non è una metodologia univoca, quanto un insieme di metodologie o anche di semplici procedure, tecniche, artifizi dettati dall’esperienza con l’obiettivo di velocizzare l’insegnamento senza perdere rigore scientifico. Si mira infatti, come sottolinea Andrea Balbo nel suo Insegnare latino, a «smontare l’oggetto dell’insegnamento, componendolo in nuclei e individuando tra di loro quelli fondanti, curando le reciproche relazioni e collegandoli in modo organico, chiaro e semplice, con l’obiettivo di garantire l’apprendimento di ciò che è effettivamente utile e importante nel latino» (A. Balbo, Fare latino. Sentieri di ricerca per una didattica ragionevole, Torino, Utet 2007, p. 83).

Come sottolinea anche Daniela Notarbartolo (metto qui il link al suo interessante sito) sulla rivista «Zetesis», «Molte critiche vengono mosse all’insegnamento tradizionale: l’analisi logica per esempio, ideale in uno studio prescrittivo, è dispendiosa se l’obiettivo è la comprensione e inoltre favorisce la frammentazione del testo invece che il riconoscimento delle relazioni profonde tra le parole, sottovaluta l’analisi dei legami testuali e dell’ordine delle parole; la disposizione “sistematica” di fonologia morfologia e sintassi, che pare funzionale allo studio più di una grammatica che di una cultura espressasi in testi scritti, trascura il forte legame fra i sintagmi, sposta nel tempo l’incontro con strutture vive a favore di una arbitraria semplificazione; lo studio della morfologia non porta alla individuazione di categorie generali ma alla somma di particolari che si moltiplicano all’infinito (per questo la terza declinazione diventa più difficile di quel che è, o la sintassi dei casi occupa un posto tanto ingombrante). Insomma: non tutto quello che per decenni si è insegnato serve veramente allo scopo». (D. Notarbartolo, La didattica breve nell’insegnamento del latino, «Zetesis», 1998). 

Vediamo ora come su quali presupposti, a mio avviso modernissimi, si basa Breve iter:

  • La grammatica ha lo scopo di comprendere i testi e quindi deve essere breve, descrittiva, funzionale alla comprensione.
  • La conoscenza del lessico è indispensabile per la comprensione. La mancata conoscenza del lessico pregiudica l’apprendimento di qualsiasi lingua (classica o moderna).
  • La comprensione dipende dalla motivazione dello studente, dalla curiosità nei confronti del contenuto, che si deve legare alla sua esperienza.
  • Comprensione e traduzione sono abilità distinte.
  • I testi sono il vero centro di interesse.
  • Si prevede lungo il corso l’acquisizione del lessico essenziale di latino, che contiene le 1600 che la ricerca lessicografica ha indicato come le più frequenti in latino e che rappresentano l’85% dei vocaboli presenti in un vasto corpus di autori latini.

Vediamo ora come è strutturato il volume di esercizi, sfogliandolo dalla prima pagina. Ogni unità si apre con un paragrafo di grammatica, in cui vengono riprese delle nozioni di teoria su morfologia verbale e nominale, in modo molto sintetico. Segue poi un interessante esercizio lessicale: sono inserite in colonna delle parole latine, di cui va intuito il significato, che andrà corretto dopo aver consultato il vocabolario a fine manuale di teoria; inoltre si chiede agli studenti di scrivere eventuali parole italiane o di un’altra lingua derivate dal termine latino. Si tratta di un esercizio assai fruttuoso: il vocabolario, specie nei primi approcci al latini, come sottolinea ancora la Notarbartolo nell’articolo citato, «confonde gli studenti più di quanto non li aiuti, indirizzandoli su significati etimologici o figurati o rari». Risulta più utile invece ragionare in modo previsionale, facendo inferenze sul significato di un termine, anche di un avverbio o connettivo, individuando prima la struttura portante della frase; il dizionario potrà servire per sistemare e aggiustare una traduzione di “lavoro”, ma deve essere usato solo nelle ultime fasi del lavoro. In questa tipologia di esercizi, poi, il confronto con gli esiti nell’italiano e nelle lingue straniere contribuisce a fare del latino uno strumento per l’educazione linguistica più generale dell’alunno.

Dopo questo esercizio lessicale se ne propongono altri di comprensione e di traduzione, da svolgere rigorosamente SENZA DIZIONARIO, ma sfruttando il lessico di base appreso nell’esercizio precedente. Vengono presentate delle semplici frase, ma tutte d’autore. Questo, a mio avviso, è un elemento molto interessante, perché àncora subito il latino a una concretezza e non all’artificialità delle frasette costruire ad hoc, del tipo Tullia ancillas vocat.

Ma l’aspetto forse più innovativo e culturalmente valido è legare l’apprendimento iniziale del latino alla lettura, traduzione e comprensione di epigrafi, tratte dal CIL (Corpus Inscriptionum Latinarum). Piazzi, infatti, ha già delineato in poche pagine la morfologia della 1^ declinazione, il presente indicativo e l’imperativo, quindi dovrebbe essere agevole per lo studente l’approccio a semplici iscrizioni latine come quella che si riporta qui sotto:

A pagina 33, poi, viene fornita allo studente una fondamentale guida per tradurre con dei memento da seguire in ogni brano assegnato: aggrapparsi alle parole già note o simili a quelle italiane, partire sempre dal significato dei verbi, considerare i connettivi, preparare una traduzione di lavoro e una finale. Qui si può vedere come Piazzi, pur non usando della terminologia valenziale, dimostri di conoscere bene le categorie di Tesniére. Infatti, partendo dal verbo praestat, porta gli studenti a ragionare su quali complementi richieda. In ogni didattica efficace è poi opportuno analizzare i caratteri di testualità attraverso la cosiddetta analisi previsionale: le parole sono disposte secondo una fitta trama di nessi e riconoscerli aiuta a mettere ordine nella frase; i connettivi non sono quindi delle “parole vuote”, di cui cercare in un secondo momento il significato sul vocabolario, ma elementi fondamentali per capire la scansione del testo latino.

In questo apprendimento breve e, aggiungerei io, celere, gli studenti si trovano già di fronte alla terza declinazione a pagina 35: se da un lato apprendere subito la declinazione col maggior numero di sostantivi del latino facilita l’approccio ai testi d’autore, la sensazione è che gli studenti vengano posti di fronte ad argomenti a complessità crescente senza aver potuto interiorizzare i precedenti; se in un manuale di latino tradizionale la terza declinazione viene affrontata, grossomodo, dopo pagina 100, qui siamo di fronte a un apprendimento razionalizzato e veloce, ma, forse, poco inclusivo.

Ma mano che si va avanti nella trattazione, si diversifica anche la tipologia di esercizi, che vanno oltre la semplice comprensione traduzione, per virare su collegamento tra frasi smontate in due pezzi, riscritture, esercizi di potenziamento lessicale. A fine unità si presentano epigrammi di Marziale, le prescrizioni mediche della Scuola Salernitana, testi tratti da Salimbene da Parma, Celso, Servio, Poggio Bracciolini. Molti brani sono accompagnati da una guida alla traduzione, che guida gli studenti nel fare inferenze a partire dal tiolo, da parole note, dai verbi, con un occhio di riguardo ai connettivi testuali.

A partire da pagina 289, dopo la sintassi dei casi old style, vengono proposti dei temi di versione sugli argomenti delle unità precedenti, con l’indicazione a lato degli elementi grammaticali su cui si sofferma maggiormente il testo proposto.

Dalla disamina effettuata si possono dunque trarre elementi di interesse del manuale, che vado a elencare brevemente:

  • la presenza di testi sempre d’autore, di contro al latino fittizio che gli studenti apprendono per pagine e pagine di manuali tradizionali (e di Familia Romana di Ørberg).
  • la spinta a proporre un’analisi previsionale della frase, non avvalendosi della nozione valenziale di argomenti obbligatori, quanto di quella di complementi.
  • i testi vicini all’orizzonte esperienziale degli studenti, accattivanti, che immergono già nella civiltà latina e nel mondo che ha usato il latino per secoli (ci sono testi, infatti, degli Umanisti).
  • la sottolineatura dell’importanza dei connettivi per orientarsi nel testo e dell’apprendimento del lessico per poter dire di padroneggiare una lingua.

Insomma, direi che invito tutti su Ebay a procurarsene una copia e confermare il mio giudizio più che positivo. Io, nel frattempo, inizio a scansionare qualche pagina sulle iscrizioni pompeiane da portare in classe…

Vi aspetto nei commenti!

4 pensieri riguardo “Vecchi libri ma moderni: “Breve iter”

  1. Grazie del consiglio, Matteo, solo tu riscopri queste chicche. Da qualche parte, invece, dovrei avere il Griffa. Ottima la presenza di testi umanistici e anche tratti dal CIL.
    Aspettiamo tuoi consigli anche per manuali di letteratura latina, noi usiamo Vivamus di Giovanna Garbarino ma ha diversi limiti…

    Piace a 1 persona

    1. Come ben sai, non ho mai insegnato letteratura latina, ma mi è passato tra le mani “Fontes” di Nuzzo-Finzi, che ora è stato ristampato con il titolo di “Latinae Radicae” e mi sembrava davvero molto ben fatto. Lo conosci?

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      1. No, non conosco Latinae Radices, potrei proporlo in sede di dipartimento, ma non penso cambieremo quest’anno. Tra l’altro Vivamus è pensato per le Scienze Umane e abbiamo la versione per il triennio in un volume unico. Con due ore settimanali non si possono fare miracoli.

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