“Tentazione!” di Verga: una lettura necessaria

Tempo di lettura stimato: 7 minuti

Non ho mai amato Verga: affrontato in modo sciatto come tutta la letteratura italiana del quinto anno al Liceo, mai approfondito in Università, ripassato in vista della spiegazione sulle antologie scolastiche, ormai ridotte a itinerari quasi liturgici, con i soliti testi canonici, l’autore dei Malavoglia era per me uno “scoglio” da superare quanto più velocemente prima di passare ai miei autori preferiti, Svevo e Pirandello, in un modulo sul romanzo che occupava la parte centrale del percorso di apprendimento di classe quinta. Poi, nel 2019-2020, con la necessità di strutturare in ogni disciplina dei percorsi di Cittadinanza e Costituzione che avrebbero rappresentato una parte del colloquio orale dell’Esame di Stato, sono andato in cerca di contenuti letterari che potessero collegarsi a tematiche di Educazione Civica, scoprendo che, oltre al solito percorso sul lavoro minorile a partire da Rosso Malpelo, una parte consistente della produzione minore di Verga si soffermava sulla condizione femminile, ovviamente subalterna, sullo sfruttamento lavorativo e la violenza di genere. Tutti elementi perfettamente riconducibili all’Obiettivo 5 di Agenda 2030 (Gender Equality) e, in generale, utili per istituire collegamenti con la legislazione internazionale e nazionale in materia di diritti delle donne.

Così, in occasione del 25 novembre 2019, ho proposto per la prima volta alla mia classe quinta una novella scoperta per caso in rete, Tentazione! di Verga, racconto di ambientazione milanese, apparso nella rivista «Gazzetta del popolo della domenica» il 2 settembre 1883 e inserito poi nella raccolta Drammi intimi, edita da Sommaruga l’anno successivo. Un testo quindi fuori da quelli canonici presenti nelle storie della letteratura, anche in quelle più ricche.

Tentazione! (trovate il testo completo qui, a p. 630) non è una novella facilmente antologizzabile, o meglio, non figura nei manuali perché si tratta di un testo scomodo, incentrato su un episodio di efferata violenza sessuale, rappresentato in modo crudo, senza sorvolare su particolari scabrosi; Gabriella Alfieri, nella sua monografia del 2012, Verga, volume da cui partire per un primo approfondimento del mondo dell’autore catanese, scrive infatti: «In Tentazione! lo stupro di una ragazza da parte di un gruppo di operai ubriachi, accompagnato da alcune bestemmie, scandalizzò il pubblico benpensante assalito da una repentina “febbre di morale”, giustificata dall’editore “perché per me l’arte è arte”» (G. Alfieri, Verga, Salerno, Roma 2016, p. 146). Più di cento anni dopo quel testo è ancora considerato scandaloso, da evitare, reietto, anche se la violenza rappresentata è a noi purtroppo estremamente vicina, non solo il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, ma sui quotidiani e giornali ogni mese, ogni settimana, quasi ogni giorno. Credo (ed è lo scopo di questo articolo) che la letteratura però abbia ancora gli strumenti per creare una coscienza civica e sensibilizzare su tematiche ahimé senza tempo e su problemi ormai atavici, incancreniti nella nostra società, specie in quella italiana che, ricordiamolo, ha abrogato il delitto d’onore solo nel 1981. Per questo, come ho intitolato questo articolo, la lettura di Tentazione! è sempre più necessaria.

https://www.interlinea.com/scheda-ebook/giovanni-verga/drammi-intimi-9788868573928-434978.html

Per chi non conoscesse l’opera, ne riassumo brevemente la trama: i protagonisti sono tre ragazzi normali, che si recano a Vaprio, vicino a Milano, per partecipare a una festa. Sono soli, senza fidanzate e quindi liberi di divertirsi, bere e scherzare con le ragazze del luogo. Nel tragitto per prendere il treno incontrano però una bella contadina, «di quelle che fan venire la tentazione a incontrarle sole»: Carlino inizia con quello che noi chiameremmo modernamente cat calling: «- Che gamba, neh! – borbottò Carlino. – Se va di questo passo a trovar l’innamorato, felice lui!-». I tre iniziano quindi ad attaccarsi alla sua gonnella e la ragazza a reagire scompostamente: «- Io non ho paura di voi né di nessuno! – rispose lei. – Né di me? – E neppure di me? – E di tutti e tre insieme? – E se vi pigliassimo per forza? I tre giovani, assicuratisi che non ci sia nessuno nei paraggi, iniziano a chiederle dei baci ma, al rifiuto, inizia una zuffa, con la giovane che graffia e i tre che cercano di bloccarla e stuprarla. Alla fine la donna, di cui non si nomina mai il nome, «rimaneva immobile stesa supina sul ciglione del sentiero, col viso in su e gli occhi spalancati e bianchi». I tre assassini decidono quindi di occultare il cadavere a cui, non entrando nella fossa scavata, mozzano il capo con un coltello. L’ultima sequenza, con un salto temporale, vede Ambrogio, Carlo e Pigna arrestati e condotti in carcere dove si incolpano a vicenda e riflettono, su «come si può arrivare ad avere il sangue nelle mani cominciando dallo scherzare»

Non potendosi avvalere di un commento presente sul manuale, si deve ricorrere agli studi specialistici, talvolta settoriali e ovviamente da didattizzare: quello più organico sulla novella è del Prof. Giuseppe Lo Castro, ricercatore dell’Università della Calabria, ed è contenuto all’interno del volume La verità difficile. Indagini su Verga, pubblicato nel 2012 dall’editore Liguori di Napoli; qui il primo capitolo si intitola Il mistero della violenza: “Tentazione!” e il racconto di stupro e Lo Castro lega l’analisi della novella ad altri testi del secondo Ottocento, per esempio di Luigi Capuana e Federico de Roberto, che hanno rappresentato violenze sulle donne e racconti di stupro. La diffusione del tema nella narrativa coeva a Verga dimostra come il tema fosse molto sentito al tempo.

La peculiarità di Verga, che lo differenzia dagli scrittori coevi e da Manzoni (Don Rodrigo in più punti dei Promessi sposi allude alla violenza che attuerebbe su Lucia), sta però nella crudezza realistica con cui si rappresenta la violenza, senza reticenze moralistiche o elusione di particolari scabrosi. Infatti «A Verga non basta nominare o alludere all’evento indicibile; il racconto del come il fatto è stato possibile ha bisogno di esibire tutti i passaggi» (G. Lo Castro, Il mistero della violenza: “Tentazione!” e il racconto di stupro, in Id., La verità difficile. Indagini su Verga, Editore Liguori, Napoli 2012, p. 21), come nel passo che si cita come indicativo del tono della novella:

Ambrogio l’aveva afferrata per le gambe onde non azzoppisse qualcheduno. Infine il Pigna, pallido, ansante, se la cacciò sotto, con un ginocchio sul petto. E allora tutti e tre, l’uno dopo l’altro, al contatto di quelle carni calde, come fossero invasati a un tratto da una pazzia furiosa, ubbriachi di donna… Dio ce ne scampi e liberi!
  Ella si rialzò come una bestia feroce, senza dire una parola, ricomponendo gli strappi del vestito e raccattando il paniere. Gli altri si guardavano fra di loro con un risolino strano. Com’ella si muoveva per andarsene, Carlo le si piantò in faccia col viso scuro: – Tu non dirai nulla! – No! non dirò nulla! – promise la ragazza con voce sorda. Il Pigna a quelle parole l’afferrò per la gonnella. Ella si mise a gridare.

In accordo con i principi della lettera dedicatoria all’Amante di Gramigna in Tentazione! si viene messi «faccia a faccia col fatto nudo e schietto, […]»; d’altra parte, come scrive nel suo manifesto di poetica, «Il semplice fatto umano farà pensare sempre; avrà sempre l’efficacia dell’essere stato, delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per la carne». Verga in questa novella terribile, anche al di fuori del tipico ambiente siciliano, ci mette di fronte a un’umanità fatta di nervi e di carne (che ricorda la prefazione alla seconda edizione di Thèrése Raquin in cui Émile Zola scrive: «Ho scelto personaggi dominati superlativamente dai nervi e dal sangue, privi di libero arbitrio, sospinti in ogni atto della vita dalla fatalità della loro carne. Teresa e Lorenzo sono due esseri bestiali e null’altro. In questi due bruti ho voluto seguire, a passo a passo, il sordo travaglio delle passioni, gli impulsi dell’istinto, i turbamenti cerebrali che susseguono a tutte le crisi nervose»). Il novelliere ci presenta, senza filtri, un episodio di violenza insensata e spietata, che rimane senza spiegazione. L’attacco della novella è d’altra parte mirabile: «Ecco come fu. – Vero com’è vero Iddio!», perfettamente in linea con la poetica del Verismo. Come sottolinea giustamente Lo Castro, «Le premesse del racconto sono in queste poche battute, che ne restituiscono anche la ragione e, per così dire, l’urgenza antropologica: si narra per provare a darsi conto di un evento irrisolto. […] Il racconto-confessione è allora necessità di verbalizzare ed elaborare il trauma della violenza compiuta; al lettore, cui è rivolto, il compito di capire e trovare la ratio» (G. Lo Castro, op. cit., pp. 10-11).

In ciò sta secondo me la potenza dirompente di Tentazione!: nell’assenza di qualunque commento da parte del narratore e nella descrizione del fatto nudo e schietto, che consegna ai lettori un compito importantissimo: capire le ragioni del raptus omicida, indagare come la violenza possa nascere dal nulla, in ragazzi che si definiscono «buoni figliuoli»; riflettere, per riprendere Hannah Arendt, sulla “banalità del male”, sull’inconsapevolezza della colpa. Ciò risulta ancora più fruttuoso se si decide di impostare la classe come comunità ermeneutica, intesa cioè «come una comunità […] dotata di un sapere comune e di un comune orizzonte di valori, a partire dai quali si divide – o può dividersi – durante l’atto ermeneutico»; solo così, infatti, «il testo letterario offre l’esperienza dello spessore e della pluralità dei significati, e insegna così che la verità è relativa, storica, processuale: un percorso interdialogico che avviene attraverso il contributo di tutti» (R. Luperini, Insegnare la letteratura oggi, Manni Editore, Lecce 2013, p. 93).

Ma Tentazione! va portata in classe anche per motivazioni che esulano dall’interesse letterario: quanti elementi della novella sono ricorrenti nelle narrazioni e rappresentazioni della donna nella civiltà del XXI secolo, quanti aspetti sono rimasti nelle coscienze nonostante siano passati più di 130 anni dall’uscita del racconto! Ne delineo solo alcuni: l’idea misogina dell’intima debolezza del femminile (chiamato, non a caso, spesso, il “sesso debole”), la velata giustificazione della violenza nel caso in cui una donna vada in giro con abiti più corti del dovuto, la riduzione del femminile a corpo («Che gamba, neh!», ma anche «Perdio! se era bella! Con quegli occhi, e quella bocca, e con questo, e con quest’altro!»), la donna come oggetto del desiderio che, se non viene soddisfatto, può essere eliminato, in quanto non più funzionale.

Forme moderne di violenza: https://electomagazine.it/catcalling-origine-e-significato-del-termine/

Se di fronte alla lettura dell’Infinito di Leopardi o, per esempio, al sonetto Alla sera di Foscolo, il testo letterario ci estrania dalla realtà e ci consente di vagare con l’immaginazione, distogliendoci dai pensieri di questo (misero, aggiungo) presente, Tentazione! persegue altri scopi e ha diversi effetti: è una lettura ostica, sofferta, ma, ripeto, necessaria, da divulgare. La letteratura non consta infatti solo di bei versi melodiosi, o di evasioni dal mondo reale: in Tentazione! Verga ci mette davanti al fatto nudo, crudo chiedendo a noi lettori, ma allargo, a noi umani, di provare a capire le motivazioni di gesti che ci riconducono alla bestialità più vile.

Se ti è piaciuto l’articolo e vuoi sostenere il Blog, offrimi un caffè su KO-FI (clicca qui)

6 pensieri riguardo ““Tentazione!” di Verga: una lettura necessaria

  1. Un testo significativo di Verga che personalmente non conoscevo e sono corso a leggere su tua indicazione, per poi condividerlo con i docenti in vista del 25 novembre. Stupisce, come hai scritto, la secchezza e il realismo dello stile verghiano, oltre al ritmo del racconto. Penso di proporlo in quarta e in quinta, per il biennio forse è troppo impegnativo. Ho letto anche le altre due novelle consigliate, Un processo e Il segno d’amore, non raggiungono il livello di Tentazione! ma sono comunque da tenere in considerazione.
    Scoprire questi testi è sempre una piccola gioia, grazie, Matteo.

    Piace a 1 persona

  2. Articolo meraviglio, Matteo! Non solo ci hai restituito – con la chiarezza e precisione che sempre ti caratterizza – una novella ai più sconosciuta di Verga, ma ci hai anche aiutato ad entrare nel vivo di una narrazione sì antica, ma così vicina e viva… Non vedo l’ora di avere una quinta per poterla leggere, e commentare, insieme! Grazie infinite!!

    Piace a 1 persona

Lascia un commento