Insegnare letteratura italiana per generi: proposte per il quinto anno

Tempo di lettura stimato: 12 minuti

Leopardi, Verga, Pascoli, d’Annunzio, Svevo, Pirandello, Ungaretti, Saba, Montale, amen. L’itinerario di apprendimento di classe quinta rappresenta un fardello per il docente di italiano (ne scrivevo qui), anche per la rigidità dei contenuti, quasi imprescindibili, da proporre alla commissione dell’Esame di Stato. La scansione di “giganti” della letteratura italiana moderna e contemporanea, su cui bisognerebbe stare almeno un mese per capire un briciolo della loro complessità (clicca sull’articolo dedicato qui) risulta però talmente cristallizzata da demotivare anche il miglior insegnante di italiano; la tentazione è quella di riproporre anno dopo anno le stesse lezioni, i medesimi autori e testi, aiutati anche dalle storie della letteratura italiana del triennio, che sembrano fatte “con lo stampino” e si presentano come antologie standardizzate, con pochi tentativi di “azzardo”. I manuali e quello che mi piace definire il “canone implicito” (non hai fatto X agosto o Il fanciullino? Sei un pessimo insegnante!) portano a spegnere quella creatività didattica che dovrebbe invece caratterizzare il nostro lavoro.

Come ho scritto più volte su questi schermi, insegno da 13 anni e ho sempre avuto (tranne sporadiche parentesi) una classe quinta di liceo linguistico; il docente di letteratura italiana, in questo indirizzo, si trova in una condizione particolare: deve progettare un itinerario di apprendimento tenendo in considerazione che i movimenti letterari europei che affronterà saranno (o, più facile, sono stati già) trattati anche nelle altre lingue e letterature europee inserite nel piano di studi. Nel dettaglio, nel mio liceo linguistico, l’itinerario di apprendimento di “Lingua e cultura inglese” viene aperto dai cosiddetti War Poets (Rupert Brooke, Wilfred Owen e Siegfried Sassoon); “Lingua e cultura tedesca” affronta nei primi mesi del I quadrimestre di quinta il Realismus, mentre per “Lingua e cultura spagnola” i colleghi (non so spiegarne il motivo) hanno sempre iniziato il percorso dall’Ilustración (Illuminismo). Si tratta quindi di itinerari che, pur trattando la letteratura europea moderna e contemporanea, rendono difficile l’interdisciplinarietà, anche in caso si desideri collaborare per le categorie letterarie comuni (Realismo, Decadentismo, Modernismo etc.). Fatto sta che proporre la litania spiegata in apertura rende quando mai difficile trovare punti di contatto. Occorre percorrere sentieri alternativi.

Svevo e Joyce, immagine reperibile all’url https://www.minimaetmoralia.it/wp/interviste/svevo-joyce-storia-di-unamicizia/

A partire dall’anno scolastico 2019-2020, quello che ci avrebbe catapultato nella pandemia, ho invece impostato il percorso di apprendimento di classe quinta per generi, strutturando due grandi moduli, uno dedicato alle “strade della prosa” e un altro a quelle della “poesia”. Posto che «In ragione delle risonanze novecentesche della sua opera e, insieme, della complessità della sua posizione nella letteratura europea del XIX secolo, Leopardi sarà studiato all’inizio dell’ultimo anno» (Indicazioni Nazionali dei licei, 2010), dopo le tre-quattro settimane (ahimé non di più!) dedicate al recanatese (con prova di verifica sommativa semi-strutturata), ho deciso di iniziare, dopo un cenno al Naturalismo, sempre dalla produzione di Verga e dal Verismo, ma proseguendo questo itinerario della prosa fino ad arrivare al Neorealismo, deviando dal sentiero consolidato che porta, dopo Verga, a Pascoli, guarda caso i due autori usciti nella maturità del 2022, che sapeva tanto di 1922 (si legga il bell’articolo del Prof. Bertolio qui).

Prima di iniziare a dettagliare la proposta di progettazione, è bene definire il concetto di “genere letterario“. Come evidenzia Camilla Spaliviero nel suo contributo dal titolo Educazione letteraria e didattica della letteratura (reperibile online a questo link), «Ogni genere letterario (prosa, poesia e dramma e, al loro interno, ulteriori sotto-generi come romanzo e fiaba, elegia e sonetto, commedia e tragedia) si fonda sulla relazione tra gli elementi formali e quelli contenutistici all’interno di particolari coordinate storiche. Da un lato, la scelta del genere condiziona la libertà compositiva dell’autore a livello espressivo e tematico (per esempio, la magia è presente nelle fiabe e non nei romanzi realistici, così come i sonetti sono scritti in versi ma non le biografie). Dall’altro, la conoscenza delle regole di base dei generi letterari fornisce agli studenti un bagaglio di preconoscenze che definisce le loro attese rispetto all’opera, permette di orientarsi durante il primo approccio al testo e consente di verificare la corrispondenza tra la definizione teorica e la realizzazione concreta del genere letterario durante lo studio più approfondito dell’opera» (C. Spaliviero, Educazione letteraria e didattica della letteratura, in «Studi sull’apprendimento e l’insegnamento linguistico», Edizioni Ca’ Foscari, 15, 2020, p. 71).

Lavorare per generi consente quindi di seguirne l’evoluzione e di essere, d’altra parte, aderenti alle Indicazioni Nazionali, che recitano «Al centro del percorso saranno gli autori e i testi che più hanno marcato l’innovazione profonda delle forme e dei generi, prodottasi nel passaggio cruciale fra Ottocento e Novecento, segnando le strade lungo le quali la poesia e la prosa ridefiniranno i propri statuti nel corso del XX secolo». (grassetto mio)

Per strutturare un percorso del genere è fondamentale che gli studenti abbiamo ben presente il punto di partenza e di arrivo, visto che dovranno saltare tra due diversi volumi (presumibilmente i due mattoni dedicati alla letteratura otto-primonovecentesca e poi novecentesca); per facilitare questo compito è opportuno dedicare 2-3 ore all’introduzione del percorso e alla definizione sintetica (andrà approfondita poi nella spiegazione dell’autore) dei movimenti. Il docente stesso dovrà essere capace di “tenere le fila del discorso”, perché in pochi mesi da Verga si arriverà al Neorealismo.

Quali sono le motivazioni alla base di questa scelta? Credo di due ordini: personali e di programmazione. In ambito universitario ho approfondito molto il romanzo del Novecento, seguendo le lezioni della Prof.ssa Nunzia Palmieri, eccellente studiosa di Svevo; fruttuosi sono stati per me i suoi corsi su Una vita e Senilità, come quello su Fenoglio scrittore partigiano; mi piace quindi approfondire in classe autori e opere su cui possono fornire quadri completi, che spesso esulano dal libro, senza ripetere la “lezioncina del Baldi” a memoria. Anticipare il romanzo del Novecento a cavallo tra primo quadrimestre e inizio del secondo ne consente poi una trattazione più distesa e non compressa dalle scadenze di fine anno scolastico. D’altro lato, non amando Pascoli e d’Annunzio, anche per una conoscenza della loro produzione tendenzialmente manualistica, preferisco inserirli nel più grande panorama della letteratura di fin de siècle, senza soffermarmi settimane sul commento delle poesie di Myricae (che, con tutto il rispetto, si somigliano molto e risultano ripetitive nelle forme metriche e nei temi) o di Alcyone, per poi passare a poeti più interessanti e sfidanti come Ungaretti, Saba e, ça va sans dire, Montale.

https://www.lelettere.it/libro/9788860875594

Dal punto di vista della programmazione, seguire, dopo Leopardi, il percorso della prosa consente poi di fare “più Novecento” e di allinearsi con le letterature straniere del mio indirizzo liceale; nelle esperienze da commissario all’Esame di Stato, ho notato che il XX secolo (inteso come periodo culturale successivo alle Avanguardie storiche) affolla gli itinerari di apprendimento delle lingue e letterature straniere, mentre in quello di letteratura italiana latita, per il grande tempo dedicato a Leopardi, Verga, Pascoli e d’Annunzio. Come ha sottolineato di recente Emanuela Bandini sul lit blog di Romano Luperini, «La letteratura italiana del Novecento, e soprattutto quella del secondo Novecento, è una specie di araba fenice dei docenti di Lettere: che vada fatta ciascun lo dice, come arrivare a farla nessun lo sa». (E. Bandini, Arrivare al Novecento, http://www.laletteraturaenoi.it, 24.10.2022).

Gli ultimi Esami di Stato, con la prova orale a partire da un materiale predisposto dalla commissione (lo “spunto”, tanto per intenderci), mi hanno fatto capire (qui l’articolo in cui ne parlavo) come anche in un liceo con quattro letterature sia difficile creare collegamenti interdisciplinari, specie se, in Letteratura italiana, il Novecento è affrontato poco e di fretta. Occorre quindi cercare di anticiparlo, dato che, più passa il tempo, più andrà approfondito non solo il XX secolo, ma anche il XXI!

Quali strade seguire dunque nel percorso sulla prosa? Cerco di dare qualche spunto derivante dalle mie preferenze e sicuramente non esaustivo e neppure definitivo: dopo la trattazione del Naturalismo francese, del Verismo e di Verga, con un’analisi contrastiva, suggerisco di passare al romanzo “della crisi” di Svevo e Pirandello. Utile, in questa sede, far ragionare gli studenti sul confronto tra autori, anche con un taglio digitale (un’ottima operazione è quella di far creare delle infografiche di confronto, magari con Canva, per potenziare le competenze di grafica). Dopo Pirandello, consiglio di passare al Neorealismo e alla narrativa resistenziale: a mio avviso non si può uscire da un percorso liceale senza conoscere Se questo è un uomo (da assegnare come lettura integrale per la Giornata della Memoria) e la letteratura memorialistica di Primo Levi. Chiuderei questo lungo modulo con un autore a scelta tra Fenoglio e Calvino, ma anche Pavese e Vittorini (specie Uomini e no) consentono tanti spunti anche in un’ottica di Educazione Civica per l’aggancio coi valori della Costituzione.

Una proposta per chiudere il modulo sul romanzo: Uomini e no di Elio Vittorini.

Arrivati a questo punto mi chiederete: quando finisce questo modulo sul romanzo? Considerate le vacanze di Natale, ponti e tempi dedicati alle verifiche scritte e orali, ritengo che vada chiuso entro fine febbraio, per dedicarsi alle “strade della poesia”. Anche qui, dopo una lezione che io definisco “di collegamento”, è bene presentare agli studenti il percorso che si andrà a dettagliare, stabilendo, sin da subito, autori e movimenti da presentare. Dopo un cenno a Baudelaire, come “primo dei moderni” (consiglio la lettura della lirica L’albatros), si presenteranno in parallelo Pascoli e d’Annunzio; come sostiene sempre Gino Tellini nei suoi webinar per Loescher, è importante far dialogare gli autori, porli davanti agli studenti per mostrarne le diversità e chiedere loro anche di schierarsi sulla preferenza verso l’uno o l’altro (che è l’operazione che guida, bene o male, anche la nostra programmazione didattica). Dal momento che, seguendo la mirabile espressione di Montale riferita a Gozzano, tutta la generazione di poeti del Novecento “attraverserà d’Annunzio”, si potrà passare ai versicoli di Ungaretti e a Montale, facendo notare la ripresa della “strofa lunga” nel poeta-fante e il rovesciamento del panismo dannunziano negli Ossi di seppia. Se i tempi lo consentiranno, si potrà dare spazio a La bufera e altro, che intercetta gli eventi storici del XX secolo, ma anche Satura è fruttuosa per delineare brevemente gli esiti della poesia nel secondo dopoguerra.

Quali sono i vantaggi di una programmazione per generi? Cerco di delinearli, per punti:

  • Si anticipano, a dicembre-gennaio, Svevo e Pirandello, due autori complessi da trattare, consentendo anche di collocarli in parallelo a Joyce e agli eventi storici del Novecento di cui si trova traccia nelle loro opere.
  • Si può decidere di operare tagli su autori e testi senza perdere il senso del percorso delineato; si tratta di una progettazione “snella”, agevole, che può essere ritarata in itinere.
  • Affrontare gli autori di uno stesso genere consente di proporre dei confronti, da richiedere non solo in sede di verifica, ma anche di laboratorio digitale (infografiche) e, se il docente ne conosce i presupposti metodologici, nella pratica del debate, tanto di moda negli ultimi anni.
  • Seguire la storia del genere dall’Ottocento al Novecento consente di indagare il mutare delle forme, dei temi all’interno di una struttura consolidata e secolare.

Arrivati in fondo, ci si potrà chiedere se tale modo di programmare per generi possa essere applicato anche in terza e quarta; se per il primo anno del secondo biennio mi sento di escluderlo, perché lì è necessario promuovere una sensibilità col testo letterario e strumenti di commento e interpretazione, ragionare per generi risulta fruttuoso anche in quarta. Già da due anni sto infatti programmando seguendo dei moduli per generi: il romanzo e l’epica cavalleresca (Boiardo-Ariosto-Tasso), l’evoluzione della prosa da Machiavelli a Beccaria, passando per Galileo, la stagione del teatro (dal melodramma ad Alfieri, passando per Goldoni), la nascita del romanzo moderno, dall’Ortis ai Promessi sposi. Si tratta di un modo di insegnare che induce a sperimentare e a promuovere anche nei ragazzi competenze di confronto, riflessione, analisi, meno facili da attivare con la solita litania del percorso cronologico. Che stanca sicuramente gli studenti, ma soprattutto noi insegnanti

9 pensieri riguardo “Insegnare letteratura italiana per generi: proposte per il quinto anno

  1. Interessante. Mi vengono in mente due questioni. Nella tua esperienza, bastano i moduli di inquadramento per non perdere il senso cronologico dello sviluppo letterario? Seconda questione: c’è il rischio di forzare la presentazione di certi autori che si muovono a cavallo tra prosa e poesia (penso a D’Annunzio, ma anche agli autori del secondo Novecento come Pavese)?

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    1. Grazie delle domande.
      Rispondo alla prima: essenziale è all’inizio dell’anno dedicare 6 ore ai grandi movimenti letterari e a creare delle linee di sviluppo del genere che li attraversi.
      Nel secondo caso io ho messo d’Annunzio tanto nel modulo “le strade della prosa” quanto in quello sulla “poesia” e, in base al mio interesse, ho dedicato più tempo a lui e alla biografia parlando di “Alcyone”, mentre per “Il Piacere” sono andato sul confronto col coevo “Mastro-don Gesualdo”

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  2. Proposta molto interessante.
    Io non ho mai fatto italiano in una quinta, ma dovrebbe toccarmi l’anno prossimo e mi pongo il problema, ma poi ho anche paura che, vista la prevalenza numerica di docenti con un’impostazione tradizionale/antiquata, un programma “strano” rispetto al solito possa suscitare diffidenza verso la classe in un possibile commissario esterno.
    Ho due curiosità: se dentro questo percorso c’è spazio per il Paradiso oppure magari esaurisci il percorso dantesco al quarto anno, e poi se in questo percorso prevedi la lettura integrale di qualche opera narrativa

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    1. Carissimo,
      grazie delle domande. Per quanto mi riguarda, alla fine il “canone” viene rispettato, anzi, si aggiungono talvolta autori come Levi e Vittorini, ma anche Zanzotto che raramente si toccano con la liturgia descritta nella prima riga dell’articolo. Per quanto riguarda il “Paradiso”, ammetto di dedicarci poco tempo, massimo 12 ore e di cercare sempre dei gruppi di terzine che possano creare agganci col Novecento: penso al canto 3, con Piccarda (tema della violenza sulle donne) o ai canti di Cacciaguida, tanto interessati per proficui agganci con la letteratura dell’esilio durante i Nazifascismi. Per le letture integrali prevedo solitamente “Se questo è un uomo” e, nell’estate di quarta mi è capitato di assegnare “Senilità” e “Con gli occhi chiusi”.

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    2. mi inserisco….
      1)posto che il programma non esiste più, è sempre possibile rimontare il tutto a fine anno in chiave cronologica, alla fine gli autori sono gli stessi e non capisco cosa un commissario esterno possa obiettare; tra l’altro con il “Nuovo” Esame non si possono neanche fare più domande e quindi il problema non si pone…
      2) per il Paradiso dipende proprio da come lo imposti….ci sono interessanti agganci con la letteratura del Secondo novecento ma mi sembrano difficili a scuola. Io per risolvere la questione finisco tutto in quarta; ci sono state sperimentazioni interessanti (tra il 2016 e il 2020) in vari gruppi di lavoro coordinati da ALberto CAsadei sulla possibilità di affrontare la Commedia in due anni per percorsi trasversali e valorizzando la dimensione narrativa. Ormai questo approccio è molto presente a scuola….è stato ampiamente diffuso anche nei corsi di formazione di Unimi. Personalmente è da più di dieci anni che esaurisco la Commedia in quarta (“esaurisco” è ironico, leggo tantissimo) e non ho mai avuto problemi

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      1. Riesci a esaurire la “Commedia” in quarta? Io non ho mai tentato e vorrei provarci. Certo, va sfrondato o saltato il Seicento a mio avviso sennò come ore non ci stiamo. In quarta non ho visto la classe per 5 settimane piene…

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      2. SI certo, taglio molto il Seicento e il Settecento, che faccio per moduli. Mi pongo nell’ottica di tre anni: dovendo tagliare qualcosa, a cosa preferisco rinunciare? E lì lavoro. Sinceramente abbondo molto con la Commedia, ma non so rinunciare.
        Da quello che ho visto nelle formazioni in Statale, durante le quali l’ho divulgata, la pratica della Commedia in due anni per fortuna si sta diffondendo molto; ci sono stati progetti già attuati ….quindi puoi buttarti in tutta tranquillità.

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  3. Mi pare un’ottima proposta, specie per il liceo linguistico, dove anch’io ho l’opportunità di lavorare (ma con inglese, tedesco e russo come lingue curricolari). I raccordi tra le diverse materie letterarie non vanno forzati, se riescono al meglio ben venga, altrimenti sono gli studenti a mettere i pezzi assieme nella loro testa. Il Novecento del resto è un secolo ricchissimo, è il secolo del Linguaggio, è difficile riuscire a darne un quadro completo. Il filone sul Realismo ovviamente esclude gli autori che si sono dedicati ad altri generi (Landolfi, l’altro Calvino, Buzzati, Gadda?), mentre il filone poetico funziona nella misura in cui misura le affinità e le distanze dal canone dannunziano. Personalmente in quinta non propongo Carducci, né Saba, però mi accorgo che è un peccato.
    Non parliamo del XXI secolo, è ancora presto per introdurlo nelle Indicazioni nazionali…
    Aggiungo una cosa. Sarebbe bello che la storia della letteratura divenisse davvero propedeutica per un sano approccio alla lettura: i ragazzi neodiplomati dovrebbero iniziare l’università con la passione per i libri, averne sempre uno come compagno di strada a prescindere dalla facoltà scelta.

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  4. Ciao Matteo, anche io lavoro così da anni ( più dei tuoi, essendo più vecchia purtroppo): a seconda dell’estro sono partita dalla produzione in versi o dalla prosa ma i risultati sono simili; preferisco però a mia volta fare prima la prosa e poi la produzione in versi. Tra l’altro all’interno di queste due “linee” (sul fatto che siano “generi,” secondo la proposta di Spaliviero ho qualche dubbio) non seguo sempre la cronologia ma procedo “a tentacoli”, ad esempio Verga e il Neorealismo insieme etc…a blocchi di collegamenti con tante letture a catena. In questo modo ritorno continuamente sugli autori e alla fine dell’anno rimonto tutto in chiave cronologica. Per come è l’esame ora, mi sembra funzioni….o almeno spero che l’esterno non faccia le solite domandine….a presto!

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