Giovanni Verga e Vera Gheno nello stesso plico di tracce per la prima prova della maturità 2022: il più gettonato nel toto-tema, anche in ragione del centenario della morte, cantore della società patriarcale capeggiata da Padron ‘Ntoni e la linguista social o social-linguista, impegnata nella battaglia contro la società androcentrica, binaria e paladina dell’uso consapevole e inclusivo del linguaggio. Solo due nomi per raccontare la varietà di spunti e di stimoli che hanno trovato nel plico telematico i maturandi in questa calda mattina di giugno, con il ritorno della prima prova dopo due anni di Esami di Stato dimidiati (la mia opinione sugli scritti è qui), con il solo orale a chiudere il percorso quinquennale. Con uno sguardo da fuori, da prof. orfano di classi quinte, in questo articolo scritto consultando i siti internet in continuo aggiornamento, darò il mio modesto parere sulle tracce scelte dal Ministero.
Partiamo dalla Tipologia A, ossia l’analisi e interpretazione di un testo letterario italiano: le scelte del Ministero sono state, a mio avvio, molto sagge e prudenti, con l’inserimento di due autori che difficilmente non vengono affrontati nel corso del quinto anno: tra le due, quella più alla portata degli studenti (non solo liceali), credo sia l’estratto dalla novella Nedda che, anche se non è sempre presente sui manuali (ad eccezione forse dell’incipit), è sempre citata come primo testo di ambientazione siciliana, dopo i cosiddetti romanzi mondani. Nedda venne pubblicata il 15 giugno 1874 sulla «Rivista italiana di scienze, lettere e arti» e ha al centro la vicenda tragica di una raccoglitrice di olive del catanese, raccontata da un narratore vicino a un focolare. Le domande di comprensione e analisi sono incentrate sugli artifici narrativi e stilistici di Verga, ma guidano lo studente anche nell’analisi e approfondimento della caratterizzazione della protagonista. La produzione è quanto di più interessante poteva essere “estratto” da questo brano: un collegamento con la figura del vinto nella produzione verghiana (e quindi, riferimenti obbligati al protagonista di Rosso Malpelo, a Jeli il pastore, a ‘Ntoni dei Malavoglia, a Gesualdo nel romanzo del 1889), ma, in caso (davvero strano), non si avessero conoscenze verghiane, ci si poteva soffermare su altri “ultimi” in letteratura, magari con riferimenti alle arti figurative (gli Spaccapietre di Courbet sono il primo esempio che mi viene in mente) o alla famosa poesia Città vecchia di Saba.

Per quanto riguarda il testo poetico, niente sorprese per quanto riguarda l’autore, Pascoli, con il madrigale La via ferrata, tratto da Myricae: le domande di comprensione e analisi guidano lo studente nell’individuazione della dicotomia tra paesaggio bucolico e progresso, con quella via ferrata, immagine dal telegrafo, che occupa il secondo polo, ma la mia sensazione è che le domande abbiano ecceduto in quel tecnicismo che doveva essere evitato nelle analisi testuali: individuare la metrica del componimento (raramente antologizzato, va detto) non è semplice, così come il significato simbolico della poesia e l’individuazione delle figure retoriche. Più agevole, anche se piuttosto indeterminata, è la proposta di interpretazione: l’espressione di sentimenti attraverso rappresentazioni della natura apre la strada a un “mondo” e il rischio è che, ovviamente non guidati, gli studenti possano procedere in un catalogo di testi (da Petrarca a D’Annunzio, passando per Foscolo), perdendo di vista la coerenza dell’elaborato.
E veniamo alla mia amata tipologia B, l’analisi e produzione di un testo argomentativo, quella a mio avviso più complessa, ma allo stesso tempo sfidante: il Ministero ha proposto tre tracce di ambiti diversi, ma tutte molto interessanti: un brano tratto dal libro La sola colpa di essere nati di Liliana Segre e Gherardo Colombo, un passo da Musicofilia di Oliver Sacks e un ultimo, di ambito scientifico, che riporta parte del discorso tenuto dal Nobel per la Fisica Giorgio Parisi alla Camera dei Deputati l’8 ottobre del 2021, sui cambiamenti climatici, ormai, ahimé, sotto gli occhi di tutti.

Devo ammettere la mia preferenza per la proposta B1, brano davvero toccante, che racconta il cambiamento della vita della piccola Liliana Segre all’indomani delle leggi razziali del 1938. Oltre alla limpidezza dello stile, affascinano di questo estratto la lucidità della senatrice a vita nel ricordare l’espulsione da scuola, l’intreccio tra fatti storici e riflessioni generali sulla vita e l’inserzione dell’episodio del telefono, mezzo prima di comunicazione gioiosa, di condivisione, ma poi interdetto dalla famiglia alla figlia, perché strumento di minacce di morte da parte di anonimi. Oltre al riassunto, richiesta presente, seguendo il magistero di Luca Serianni, in tutte le tre tracce, gli studenti sono guidati a chiarire la similitudine del «bambino invisibile» e a interpretare alcuni passaggi del testo. La produzione, ovviamente, chiede di collegare il brano a uno dei momenti più bui della storia italiana, ovvero l’emanazione delle leggi razziali del 1938, ma spinge ad allargare la questione ad altre forme di discriminazione, con richiami all’attualità. Una proposta quindi per appassionati di storia ma non solo, che conferma ancora una volta la bontà della sostituzione del tema di ordine storico (la vecchia tipologia C), scelta marginalissima, con un testo argomentativo di ambito storico.
Meno impegnativa, a mio avviso, la traccia B2, un brevissimo (forse troppo) estratto da Musicofilia di Oliver Sacks sul valore della musica per la specie umana; il testo si apre anche con un interessante riferimento al romanzo Le guide del tramonto di Clarke, sulla sorpresa di un popolo di alieni di fronte a un concerto, e porta i maturandi ad approfondire uno degli elementi ricorrenti della propria vita, la musica, su cui, però, non si fanno troppe riflessioni teoriche o filosofiche. Le domande mirano a puntualizzare e interpretare alcuni passaggi del testo, in particolare quello in cui si sottolinea come la musica sia un fatto sociale, cioè plasmato «dalla cultura in cui viviamo, dalle circostanze della vita o dai particolari talenti e punti deboli che ci caratterizzano come individui». Si tratta di quesiti che sono perfettamente coerenti con la ratio che dovrebbe far valorizzare, nella prima prova, il bagaglio di esperienze e conoscenze, anche extrascolastiche, di ogni allievo o allieva. Un giudizio: traccia salvagente.

Più da Licei scientifici la traccia B3, tratta dal discorso pronunciato da Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica 2021, alla Camera dei Deputati, che affronta temi delicati come il cambiamento climatico, il coronavirus, le energie rinnovabili e il ruolo dello scienziato nella società. Le domande erano un po’ basilari e il rischio è che lo studente di turno riprendesse il testo di Parisi senza rielaborazione. Molto interessante è però la produzione (più, a mio avviso, delle domande di comprensione e analisi) perché fa riflettere i candidati sul ruolo della politica di fronte ai cambiamenti climatici e la spinta verso forme di energia rinnovabili. Traccia da only the brave, perché il rischio è scrivere fatti triti e ritriti senza alcuna tesi rispetto alla controversia oppure di stendere una tesi di appoggio, a meno di essere fan di Giorgia Meloni e condividere il suo discorso di Marbella sul fondamentalismo climatico (…).

La tipologia C, ovvero la Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità comprendeva invece testi d’appoggio piuttosto corposi con al centro due emergenze di questi ultimi anni: il brano di Luigi Ferrajoli, Per una Costituzione della Terra invitava a riflettere sull’eccezionalità del Covid e sui nuovi scenari di una società che dovrà fare i conti con la sua insostenibilità e sulle catastrofi ecologiche che ha provocato; l’estratto dal saggio di Vera Gheno e Bruno Mastroianni, dal titolo Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello spingeva a interrogarsi sui rischi della rete e sulla web reputation, sul fatto che, come dovrebbero sapere gli studenti impegnati nella prima prova, il virtuale ormai è reale.

Credo che molti studenti abbiamo scelto le tracce di tipologia C, ma entrambe presentano rischi. Il testo di Ferrajoli ha una forte impronta argomentativa, perché, dopo aver delineato il covid come emergenza globale per 4 motivi (che descrive), sostiene che occorra ripensare la politica e l’economia, consapevoli della nostra fragilità. Come non essere però d’accordo con l’autore? Qualcuno crede ancora, dopo due anni di pandemia e di vite stravolte (quando non stroncate), che l’essere umano sia invincibile e destinato a «magnifiche sorti e progressive» (G. Leopardi, La Ginestra, v. 51)? Citazione con molti risvolti di Educazione Civica (nodo 3, Cittadinanza Digitale) è quella di Vera Gheno e Bruno Mastroianni, che fa riflettere gli studenti sull’uso “inconsapevole” della rete, in quello che è il «mondo iperconnesso», dove l’identità di una persona è ormai aumentata. Il brano è ricchissimo di spunti ma, temo, che alcuni studenti lo avranno banalizzato all’uso personale che fanno dei social. Vera Gheno, saggista che io apprezzo tantissimo, tanto da averla inserita quest’anno in un percorso su misoginia e sessismo (qui), spinge a ragionare su temi come l‘identità online, l’importanza delle parole in rete, la narrazione del sé in una società in cui non c’è più distinzione tra reale e virtuale. Traccia assai stimolante, ma ho paura un po’ troppo esigente per lo studente-medio di classe quinta, che presuppone, soprattutto, uno spirito critico che, ahimé, pochi riescono a sviluppare.

Dopo questa carrellata, posso solo complimentarmi con la commissione che ha “partorito” queste tracce, una tavola di primizie mai imbandita prima, o almeno, nei miei Esami di Stato come commissario: se volessi cercare il pelo nell’uovo, avrei proposto un autore del Novecento nella tipologia A, anche perché Pascoli e Verga sono fondamentalmente coevi. Le altre proposte toccano temi passati e/o attualissimi: la discriminazione, il ruolo della musica nella società, il cambiamento climatico, le conseguenze del Covid e dell’uso sconsiderato dei social. Quale avrei scelto? Credo la proposta B1, perché trovo incredibili somiglianze tra la vicenda di Liliana Segre e quella dei poveri bambini ucraini sradicati dalle loro scuole e catapultati nelle nostre aule, in fuga da una guerra che, per riagganciarmi alla produzione della traccia su Verga, colpisce sempre gli ultimi e non chi sta nelle stanze del potere.
Direi che il ministro si è attenuto alla massima latina “panem et circenses”: per ricominciare dopo la pandemia, ha puntato su tracce fattibili e con delle consegne prive di refusi eclatanti (come già capitato in passato). La triade Segre-Parisi-Gheno permetteva di sviluppare diversi spunti, avrei scelto tra queste tracce. L’anno prossimo mi aspetto delle scelte diverse per l’analisi del testo e con più spazio riservato al Novecento.
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Secondo me ha ragionato sul fatto che a Pascoli e Verga sarebbero arrivati tutti; d’altra parte l’opinione comune è che in questi due anni di DaD non si sia fatto molto. Personalmente avrei scelto il brano della Segre, benché il tema sia un po’ inflazionato. Sulle altre, mi sa che i miei stimati colleghi e stimate colleghe leggeranno delle grandi ovvietà…
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