Letteratura e arte: tre percorsi per il triennio

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Un legame necessario

Tra le mie crociate preferite, c’è sicuramente quella che mira a inserire almeno un’ora di storia dell’arte in tutti gli indirizzi di scuola superiore, non solo liceali. L’Italia è il Paese con il patrimonio artistico-museale più grande al mondo e pensare che gli studenti ottengano un diploma senza sapere chi siano Bernini, Caravaggio, Canova, ma anche senza venire a contatto con le opere di Munch o Picasso, mi lascia sconcertato.

Negli ultimi Esami di Stato da commissario esterno (recupera l’articolo qui), ho notato poi una netta discrepanza tra la conduzione del colloquio della classe con interna la disciplina di “Disegno e storia dell’arte” rispetto a quella che, per ragioni di incastri di docenti su più commissioni, includeva il docente di “Scienze motorie e sportive”; la presentazione, infatti, di un dipinto o di una statua risulta sempre un buon innesco per il colloquio ricco di banalità che si andava ad ascoltare (la mia posizione è grossomodo questa). A posteriori, forse la parte in cui si commentava e analizzava l’opera d’arte-spunto è stata la più interessante di molti colloqui a cui ho assistito quest’anno e negli anni precedenti. Vedremo ora cosa ci riserverà l’Esame di Maturità di giugno 2026…

In questo articolo, di didattica della letteratura, presenterò tre percorsi, ormai collaudati nel mio planning annuale, che intrecciano letteratura e arte: il primo si lega alla fortuna iconografica del Decameron di Boccaccio e sfrutta il portale Boccaccio Visualizzato, dell’Ente Casa Boccaccio; il secondo intreccia il percorso sul Giorno di Parini alle sue suggestioni iconografiche; nel terzo invece, propongo un percorso tematico un po’ banale sulla paternità nel Novecento, arricchito però da innesti di storia dell’arte, con riferimenti a Schiele, De Chirico e Picasso.

Boccaccio visualizzato: un percorso per il terzo anno

Boccaccio è, tra gli autori del terzo anno, dopo Dante, quello più amato dagli studenti. Dopo ore e ore passate a leggere e commentare liriche amorose, con donne più o meno stilizzate, l’incontro con la viva materia del Decameron risulta quasi spiazzante. Il grosso problema di Boccaccio, ahimé, deriva dalla lingua che, specie in alcune novelle, risulta piuttosto ostica e respingente. Uno strumento però per far amare la vicenda narrativa del Decameron è lavorare sulla fortuna iconografica delle 100 novelle.

Per aiutarci, ci viene incontro, oltre al volume di Vittore Branca Boccaccio visualizzato. Narrare per parole e immagini fra Medioevo e Rinascimento (se sei ricco, compra il volume cartaceo qui), il sito Ente Casa Boccaccio che presenta una sezione intitolata proprio Boccaccio visualizzato, con all’interno la tradizione iconografica delle opere di Boccaccio fra Tre e Quattrocento.

Il portale si può navigare con molta facilità e, ai fini didattici, consiglio di selezionare 2-3 novelle su cui fare un lavoro di collegamento tra arte e letteratura. La mia scelta ricade, solitamente, sulla mirabile novella di Nastagio degli Onesti che, oltre a essere ricca di echi danteschi, è stata rappresentata su tela da Sandro Botticelli, ma anche quella di Lisabetta da Messina si presta molto bene a una connessione con l’arte, così come quella di Calandrino e l’elitropia.

La novella di Nastagio degli Onesti, com’è noto, venne messa in magnifici dipinti a olio su tela da Sandro Botticelli; i quattro pannelli furono commissionati da Lorenzo il Magnifico, nel 1483, come dono di nozze per Giannozzo Pucci e Lorenza Bini. Vennero però smembrati a metà Ottocento: tre di loro si trovano nel museo del Prado a Madrid e uno in una collezione privata di Firenze.

Il docente farà notare alla classe come i dipinti contengano in realtà diverse scene della novella e come essa venga, in alcuni casi, rielaborata dal genio pittorico di Botticelli. Si dovrà inoltre mettere in evidenza la finezza della pennellata e l’atmosfera quasi fatata in cui si colloca la vicenda narrata da Boccaccio.

Anche la novella di Lisabetta da Messina, nelle più diffuse antologie del triennio, presenta un buon apparato iconografico, che solitamente riconduce al Maestro di Jean Mansel il quale, tra il 1430 e il 1450, arricchì di miniature il manoscritto ora alla Bibliothèque de l’Arsenal. Si tratta di miniature dalla vividezza incredibile che, quasi come in una sorta di fumetto ante-litteram, riproducono diverse sequenze della storia intitolata nei manoscritti Il testo di basilico. Utile, con gli studenti, è un lavoro di confronto tra questa miniatura e altre, come per esempio quella del Maestro della Cité des Dames, per vedere quali snodi narrativi dell’opera abbiano colpito maggiormente gli artisti.

Come ultimo esempio di connessione tra letteratura e, in questo caso, l’arte della miniatura (funzionale magari alla trattazione, nel quarto anno, dell’XI canto del Purgatorio), c’è sicuramente una novella famosa, quella di Calandrino e l’elitropia, piccolo romanzo in miniatura, da inserire anche in un modulo sulla misoginia nel Medioevo (recuperalo qui). In questo caso, si può lasciare gli studenti liberi di indagare, in laboratorio di informatica, la fortuna della novella nelle arti figurative e, soprattutto, attraverso delle domande stimolo, indagare quali snodi del racconto abbiano impressionato maggiormente il miniatore.

Parini e l’arte: un legame indissolubile

Tra gli autori della quarta su cui proporre percorsi interdisciplinari tra letteratura e arte c’è sicuramente Parini, il cui rapporto con le arti figurative è duplice: da una parte egli è autore di abbozzi per i pittori gravitanti intorno a Brera e, dall’altra, suggestionato, nella composizione del Giorno, dai dipinti di artisti come Longhi, Carriera e Hogarth. Per chi vuole indagare questo aspetto, il riferimento principale è il volume, ormai datato, di Gennaro Savarese, Iconografia pariniana. Ricerche sulla poetica del figurativo di Parini, ma uno studio agile e più recente (del 1998) è quello di Ilaria Magnani Campanacci, Suggestioni iconografiche nel Giorno, inserito nel volume Interpretazioni e letture del Giorno. La studiosa apre il suo contributo facendo riferimento all’attività di Parini come suggeritore di soggetti pittorici: «È noto che i Soggetti e appunti per pitture decorative furono dettate da Parini dopo il 1773, in coincidenza con il suo insegnamento a Brera e con la diffusione del Neo-classico figurativo fra i pittori e gli architetti milanesi, per la decorazione del Palazzo di Corte, Palazzo Greppi e Palazzo Belgioioso a Milano, nonché per i teloni del Teatro alla Scala e del Nuovo Teatro di Novara» (I. Magnani Campanacci, Suggestioni iconografiche del Giorno, in Interpretazioni e letture del Giorno, a cura di G. Barbarisi e E. Esposito, Cisalpino, Milano 1998, p. 580).

Più interessante, però, ai fini didattici, è la seconda parte del contributo di Magnani Campanacci, che si sofferma su alcuni dipinti che Parini sicuramente aveva presente durante la stesura del Giorno: se da una parte l’autore non uscì mai dagli stretti confini della Lombardia, dall’altra però «poté conoscere molti altri esemplari della pittura, anche europea, attraverso collezioni di disegni e, soprattutto, attraverso le incisioni-riproduzioni a stampa di opere d’arte che di solito seguivano di pochi anni l’originale e che, dai Carracci in poi, costituirono il principale mezzo di comunicazione e sviluppo della cultura artistica in Europa» (op. cit., p. 582).

Una lettura “aumentata” del Giorno

Da alcuni anni cerco quindi di trattare il, diciamolo, noiosetto Giorno con un taglio iconografico, proiettando in classe dei dipinti e cercando di stimolare la classe alla riflessione su quali elementi del quadro vengano ripresi nei versi sciolti del poemetto. La mia scelta cade, alla fine, su alcune scene tipiche del Giorno, che sono presenti nei manuali e su pittori come Pietro Longhi (qui sotto il suo dipinto La cioccolata del mattino, da mettere in paragone con i vv. 125-143 del Mattino).

In questa tabella, ad uso dei colleghi, indico qualche possibile rimando iconografico dei versi pariniani, da sviluppare in base alla loro sensibilità.

N. in progressionePasso del GiornoFonte iconografica
1Il risveglio del giovin signoreW. Hogarth, Marriage a la Mode, La mattina.
2La colazione del giovin signorePietro Longhi, La cioccolata del mattino
3La favola del piacereNicolas Poussin, Il Regno di Flora
4L’episodio della vergine cucciaJean Honoré Fragonard, La lettera d’amore
5La “sfilata degli imbecilli” del VesproW. Hogarth, Il matrimonio felice: il ballo

Parini si dimostra quindi un fine recettore non solo dell’arte europea, ma anche di altre componenti della cultura contemporanea; come conclude Magnani Campanacci «Per la rappresentazione dei caratteri e dei costumi l’orizzonte iconico di Parini spazia e si sposta dalla pittura di Watteau e di Boucher a quella satirica di Hogarth e, più avanti nel secolo, a quella di Gian Domenico Tiepolo, con un interesse intellettuale vivo per lo spirito satirico inglese ma con un’inclinazione decisa per il gusto pittorico italiano e francese. Inutile dire con quale eccellenza letteraria questo nutrimento d’immagini venga trasformato nella poesia del Giorno» (op. cit., p. 620).

I percorsi quindi nel Giorno tra letteratura e arte sono quindi potenzialmente infiniti, da svolgere, in un mondo ideale, con il collega di storia dell’arte, ma per chi vuole solo qualche spunto, vi lascio un file pdf con qualche indicazione ulteriore (scaricalo qui).

Percorsi tematici tra arte e letteratura: padri e padroni

Come argomentavo in apertura di pezzo, in classe quinta il legame tra letteratura e arte diventava produttivo nel colloquio, che prevedeva un materiale di partenza, spesso iconografico; tuttavia, a prescindere dall’Esame conclusivo, credo sia importante lavorare per temi anche durante l’anno, cercando, ove possibile, agganci con la storia dell’arte studiata nel quinto anno (e quindi, all’atto pratico, dal Romanticismo in poi). I percorsi tematici tra letteratura e arte sono numerosi, ma quelli più produttivi, a mio avviso, si snodano tra lavoro, rappresentazione degli umili, la città e padri/padroni.

Per quest’ultimo, mi sono appoggiato, oltre che al sempre fondamentale volumetto Per un dizionario critico della letteratura italiana contemporanea, di Luperini e Zinato, anche al brillante articolo di Gennaro Amandonico, Padri/padroni nella letteratura del primo Novecento, uscito su «La letteratura e noi».

Il percorso parte, in realtà, dall’opposizione tra Padron ‘Ntoni e ‘Ntoni nei Malavoglia, per approdare a grandi classici del primo Novecento, come Svevo, Kafka, Tozzi, Saba, con una riflessione finale che, dopo un cenno al romanzo di Gavino Ledda, Padre padrone. L’educazione di un pastore, include il riferimento a Recalcati e al saggio imprescindibile intitolato Il complesso di Telemaco.

Ma, per rendere ancora più efficace il percorso tematico, è assai produttivo analizzare come questo abbia interessato anche le arti figurative tra fine Ottocento e inizio Novecento.

Se pensiamo al dipinto di Egon Schiele, L’ispettore generale Heinrich Benesch e suo figlio Otto, noto anche come Doppio ritratto, del 1913, possiamo vedere due figure maschili, quasi identiche, con il padre che si rivolge con sguardo severo verso il figlio, allungando il braccio. Evidenti sono le tangenze con Kafka, Svevo, ma io ci vedo anche un’anticipazione delle figure maschili che occuperanno la scena negli anni successivi, ovvero Mussolini e Hitler.

Altri dipinti da proporre, in questo percorso sul padre, sono sicuramente quelli di Giorgio De Chirico, Il ritorno del figliol prodigo, del 1922, e di Pablo Picasso, intitolato Paternità, del 1971. Molto interessante è il primo, conservato al Museo del Novecento, che rappresenta, in uno scenario metafisico, due manichini che sembrano tenersi ancora a distanza, si fronteggiano, tengono anche la testa abbassata, come per una comprensibile resistenza ad affrontare lo sguardo l’uno dell’altro. Tuttavia, va notato il dettaglio della mano del padre che si appoggia su quella del figlio, a istituire un contatto che lo scenario freddo sembrerebbe non consentire.

Conclusione-utopia: valorizzare le compresenze

Dopo aver aperto l’articolo con una mia fissazione, ovvero l’inserimento della storia dell’arte in tutti i percorsi di scuola superiore, chiudo con una proposta-utopia, ovvero il rafforzamento, anche nella scuola superiore, delle compresenze, in un’ottica sicuramente inclusiva, ma anche di valorizzazione della professionalità-docente. L’ho sperimentato con il percorso sulle Lettere a Clizia di Montale, svolto con la collega di inglese (recuperalo qui), ma credo che sia ancora più importante una sinergia tra docenti di arte e italiano (ma anche letteratura straniera) perché le competenze di analisi pittorica non si improvvisano e, benché sia un appassionato di arte e di mostre, potrei, talvolta, usare del lessico impreciso e non corretto. La scuola sta andando verso il ridimensionamento degli Istituti e degli organici: perché quindi non prevedere delle cattedre da 15 ore frontali e 3 di compresenza, da usare per progetti, percorsi pluridisciplinari, classi aperte? Con poco, si potrebbero salvaguardare posti di lavoro e migliorare la qualità dell’istruzione italiana, sempre più in calo.

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